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distorsione di caviglia

ARTROSI DI SPALLA: COME RALLENTARE LA DEGENERAZIONE

27-04-2023 12:50

Dott. Tommaso Stassi

SPALLA,

ARTROSI DI SPALLA: COME RALLENTARE LA DEGENERAZIONE

L’artrosi di spalla è una delle patologie più comuni della popolazione, caratterizzata da un progressivo danneggiamento della cartilagine.

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L’artrosi alla spalla è una delle patologie più comuni della popolazione, riguardando principalmente la popolazione femminile con età superiore ai 60 anni.

 

L’artrorsi è una patologia degenerativa che provoca un danneggiamento progressivo della cartilagine. 

L’articolazione della spalla maggiormente colpita da questa patologia è l’articolazione tra la fossa glenoidea della scapola e la testa dell’omero. 

La caratteristica di questa patologia è che la superficie cartilaginea, che ricopre i capi articolari sopra citati, tende ad andare incontro a una degenerazione progressiva, anche se le cause non sono ancora ben chiare. 

Il fenomeno inizia con l’assottigliamento della cartilagine fino ad arrivare alla lesione vera e propria che porta la testa omerale e la cavità glenoidea a stretto contatto tra loro senza alcun tessuto di protezione tra esse. 

Il contatto tra le superfici ossee stimola la produzione di tessuto osseo in eccesso, gli osteofiti.

Con il tempo gli osteofiti aumenteranno in numero e questo porterà a limitare in modo importante il movimento dell’articolazione. 

Inoltre, l’artrosi alla spalla porta a una continua infiammazione dei tessuti e in alcuni casi sono ben evidenti all’esame radiografico, la formazione di geodi (cavità) all’interno dell’osso.

Essendo l’artrosi una patologia degenerativa, non è reversibile, ma questo fenomeno uò essere rallentato attuando dei protocolli di fisioterapia conservativa, oppure in alternativa, in caso di artrosi avanzata è necessario un intervento chirurgico di sostituzione dei capi ossei atrofizzati con la protesi, a cui segue un percorso fisioterapico di almeno 5 mesi. 

 



 

ANATOMIA DELLA SPALLA

Nel quotidiano si parla di spalla come se fosse un’unica articolazione, ma in realtà al suo interno comprende ben 5 articolazioni che si muovono in perfetta sinergia nonostante siano attivate da muscoli differenti. 

Le articolazioni della spalla sono:

  • Gleno-omerale: tra cavità glenoidea della scapola e la testa dell’omero 
  • Acromion-clavicolare: tra il processo acromiale della scapola e l’estremità laterale della clavicola
  • Sterno-clavicolare: tra sterno e margine mediale della clavicola
  • Scapolo-toracica: riguarda il piano di scivolamento della scapola sulla gabbia toracica
  • Subdeltoidea: riguarda il piano di scorrimento del deltoide, sotto il quale si trova la borsa sierosa

I muscoli che partecipano al movimento della spalla sono 17 e in base alle loro inserzioni anatomiche si possono distinguere in muscoli intrinseci, che hanno entrambe le inserzioni nelle ossa che formano lo scheletro della spalla (omero, clavicola, scapola), e muscoli estrinseci che hanno solo un’inserzione sullo scheletro della spalla. 


 

SINTOMI 

 

I sintomi indicativi dell’artrosi alla spalla sono:

  • Dolore
  • Limitazione del movimento
  • Degenerazione cartilaginea e ossea
  • Calore nella zona dolente
  • Gonfiore e rossore

 

DIAGNOSI

 

L’artrosi alla spalla viene diagnosticata dal medico dopo che ha eseguito un’anamnesi, un esame obiettivo, dei test clinici e soprattutto dopo aver visionato gli esami RX, in doppia proiezione, dai quali è visibile la formazione di osteofiti, caratteristica di questa patologia. 


 

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LA FISIOTERAPIA PER L'ARTROSI DI SPALLA

La spalla artrosica può essere trattata con un percorso conservativo oppure chirurgico. La scelta dei due trattamenti dipende dal livello di degenerazione dell’articolazione.

 

Il trattamento conservativo ha lo scopo di rallentare il più possibile la degenerazione della spalla, mediante l’utilizzo combinato di:

  • Tecniche manuali
  • Esercizi
  • Mezzi fisici come laser, tecarterapia, ultrasuoni 

Questi potranno ridurre la sintomatologia dolorosa, controllare l’infiammazione e migliorare la mobilità.

Spesso infatti l’artrosi è in concomitanza di disfunzioni di movimento che possono essere migliorate e a volte anche risolte con l’utilizzo di tecniche specifiche; questo permette di recuperare una buona parte della funzionalità articolare.

Nel primo periodo è bene svolgere le sedute di trattamento conservativo per circa due volte alla settimana, poi successivamente si passa ad una seduta a settimana. 

Il trattamento conservativo viene effettuato anche nei casi peggiori di artrosi alla spalla. Nella peggiore delle ipotesi servirà ad accelerare i tempi di recupero dopo l’operazione.

 

La protesi è la sostituzione di un elemento anatomico con uno artificiale. Nel caso della spalla, le protesi si distinguono in tre tipologie:

  • Endoprotesi:si sostituisce solo la testa omerale 
  • Artroprotesi: si sostituisce sia la testa omerale che la glenoide della scapola. Di questa categoria fanno parte le protesi inverse, chiamate così per evitarne la lussazione, la dinamica dei rapporti articolari è invertita: la testa glomeruli è concava e la glenoide della scapola è convessa 
  • Protesi miste: dove vi una parziale sostituzione dei capi articolari, o di uno dei due mentre l’altro è sostituito talmente.


 

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LA RIABILITAZIONE DOPO LA PROTESI DI SPALLA

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La ribailitazioneper la protesi di spalla incomincia già prima dell’intervento.

In fase preparatoria il paziente viene e apprende gli esercizi che dovrà svolgere dopo l’intervento, esegue un training di preparazione all’operazione con movimenti mirati al rinforzo muscolare e alla mobilità dell’articolazione e sarà istruito su tutti i movimenti e i comportamenti a cui dovrà prestare attenzione nel periodo successivo all’intervento. 

La riabilitazione post operatoria inizia diverse settimane dopo l’intervento, quando la cicatrice non è del tutto aperta e il materiale impiantato è ben stabile.

 

Si tratta di un ciclo fisioterapico della durata di diversi mesi. Gli obiettivi di questo percorso sono 3:

  1. Stimolare la ripartizione dei tessuti
  2. Recuperare la funzionalità 
  3. Prevenire le complicanze 

 

Il percorso terapeutico può essere diviso in 3 fasi:

Fase iniziale: la riduzione del dolore e il recupero della mobilità sono i primi obiettivi della terapia. Il fisioterapista eseguirà un lavoro passivo costituito da caute mobilizzazioni e massaggi per migliorare la mobilità dei tessuti. Appena la cicatrice si è chiusa completamente sarà utile lavorare le aderenze connettivali, in modo da ridurre i fattori che possono incidere sulla rispresa del movimento. 

 

Seconda fase: questa fase è caratterizzata dal recupero della motilità parziale, raggiungendo almeno i 90° di abduzione e di flessione, senza che il paziente compensi con il sollevamento della scapola, e recuperando parte della rotazione esterna. Si inizia con un cauto rinforzo muscolare, partendo dalle contrazioni isometriche e progredendo con esercizi contro resistenza. In questa fase si lavora anche sul recupero della propriocettività.

 

Terza fase: recupero della massima mobilità della spalla nei tre piani dello spazio, con recupero della funzionalità e della forza. Dopo vari mesi di fisioterapia, si arriva a questa ultima fase. Il paziente è quasi del tutto autonomo, anche se gli possono mancare solo gli ultimi gradi di elevazione della spalla e di rotazione. Questa fase ha come obiettivo finale quello di rendere l'arto superiore operato il più possibile simile all'arto sano, in termini di forza, resistenza e propriocezione. 

 

Da Fisioclinik, è attivà la CLINICA DELLA SPALLA un servizio completo per la cura delle problematiche riguardanti la spalla e le strutture ad essa connesse. La prima realtà a Bologna per il trattamento di questo tipo di problematiche. 

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