
Da circa un anno almeno due milioni di lavoratori hanno sperimentato, a causa dell’emergenza sanitaria,il lavoro in modalità “home” per poter proseguire la propria attività professionale da casa.
Se da una parte per alcuni è stato più pratico ed agevole lavorare in questa modalità , d’ altra parte non dobbiamo sottovalutare alcuni ed importanti aspetti negativi che questa situazione a creato. Poco movimento e posture scorrette prolungate durante le ore lavorative da casa hanno portato ad un drastico aumento di patologie legate proprio a questa nuova modalità di lavoro.
La parte anatomica maggiormente coinvolta in termini di dolore e rigidità è il collo che diventa il protagonista principale di una delle patologie più diffuse nel mondo occidentale: la cervicalgia o neck pain.
La cervicale è quella parte della colonna vertebrale che parte dalla base della testa e arriva nel punto dove il collo si unisce al tronco all’altezza delle spalle.
Diversi studi scientifici dimostrano che ogni anno circa il 77,5% della popolazione soffre di questa patologia e che questa ha un tasso di prevalenza annuale del 30%.
E’ una condizione cronica che interessa tutta la porzione del rachide cervicale e che quasi sempre ha una origine multifattoriale.
Il lavoro in “home working” a cui molti lavoratori si sono dovuti adeguare non ha sicuramente aiutato una patologia come la cervicalgia.
Vediamo come sono cambiate le cose in questo ultimo anno.
HOME WORKING: UTILE O DANNOSO ?

L’emergenza sanitaria COVID-19 ha cambiato profondamente la vita lavorativa. Per ridurre al minimo il contatto fisico tra gli individui e prevenire nuove infezioni, molte aziende hanno implementato il “mobile working” o “home working” o “remote working”, una forma di svolgimento del un lavoro senza specifiche restrizioni legate al luogo di lavoro grazie al possibile utilizzo di strumenti tecnologici come pc portatili o tablet.
Nel 2017, l’Italia aveva la percentuale più bassa di lavoratori a distanza in tutta Europa e questa percentuale ammontava a circa l’8% dell’occupazione totale alla fine di aprile 2019.
Durante la pandemia COVID-19, il numero di lavoratori a distanza è aumentato del 69% in Italia, ed è stato stimato che circa l’81% della forza lavoro mondiale è stata interessata dai cambiamenti relativi alla modalità di lavoro.
Per la maggior parte dei “dipendenti remoti”, è stata probabilmente la prima esperienza.
Tra i vantaggi vi sono tempi di pendolarismo ridotti, possibili guadagni di produttività, maggiore motivazione del personale, migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e migliore controllo sull’orario, mentre tra gli svantaggi vi sono difficoltà nel monitoraggio delle prestazioni, costo del lavoro da casa, problemi di comunicazione, non chiara separazione tra mansioni domestiche e lavorative e inidoneità a tutti i lavori.
È chiaro che l’ambiente domestico sia non idoneo sotto molti aspetti rispetto al luogo di lavoro.
In particolare, l’assenza di mobili da ufficio ergonomici a casa può impedire l’adozione di una postura sana e può favorire l’insorgenza di disturbi muscolo-scheletrici.
Lavorare in posizione sedentaria per periodi prolungati aumenta il rischio di dolore al collo (cervicalgia) o alla schiena (lombalgia).
Il lavoro a domicilio può anche causare stress, ansia e isolamento, che influenzano l’efficacia del lavoro, il benessere e l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Anche se sono stati studiati gli effetti del lavoro a domicilio da vari punti di vista (ad esempio, qualità della vita, salute e sicurezza e produttività), quest’area di ricerca è ancora in via di sviluppo.
Sebbene alcuni benefici psicologici del lavoro a domicilio possano attrarre molte organizzazioni a considerare la sua implementazione, gli impatti negativi come il confine sfocato tra casa e lavoro, l’affaticamento e le esigenze mentali dovrebbero essere affrontato quando e se si implementa il lavoro a domicilio.
Per molti lavoratori, l’opportunità di lavorare da un ufficio a casa potrebbe anche semplificare la vita di tutti i giorni.
Lavorare a casa consente un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro, e questo è importante per i lavoratori che si prendono cura di familiari o bambini malati, ma questo si traduce in poco tempo per le attività di svago personali. In realtà ci sono effetti negativi associati al lavoro a distanza.
Ad esempio, è stato riscontrato che i lavoratori a domicilio sperimentano sovrapposizioni tra vita lavorativa e vita domestica. Inoltre, hanno spesso sperimentato una maggiore irritabilità ed emozioni negative, che sono state attribuite all’isolamento sociale e all’incapacità di condividere i problemi sul lavoro e trovare possibili soluzioni con i colleghi.
Da recenti studi quindi l’ ambiente domestico sembra non essere adeguato alla popolazione dei lavoratori “mobili” con un aumento dei disturbi psichici e muscolo-scheletrici, in particolare alla colonna vertebrale.
Nel caso specifico dell’ homeworking è stato dimostrato che un utilizzo del mouse per più di 2 ore e l’uso costante del pc per almeno 6 ore, causano una serie di sintomi che a lungo termine diventano veri e propri disturbi cronici.
L’ ambiente domestico sembra non essere adeguato alla popolazione dei lavoratori “mobili” con un aumento dei disturbi psichici e muscolo-scheletrici, in particolare alla colonna vertebrale.
In uno studio recente il dolore al collo è peggiorato nel 50 % degli “home workers” cioè dei lavoratori che hanno iniziato ad intraprendere il proprio lavoro nella propria abitazione; mentre il dolore lombare è peggiorato nel 47,6 % dei casi.
SINTOMI DELLA CERVICALGIA
I sintomi più comuni riscontrati sono:
- stress e dolore muscolare (che vede coinvolti principalmente i muscoli estensori del rachide causando uno scompenso posturale che si traduce nella maggior parte dei casi in anteposizione del collo e cifosi toracica alta);
- ridotta mobilità e senso di oppressione al collo;
- mal di testa;
- vertigini;
- problemi di concentrazione;
- sonno disturbato;
DIAGNOSI MEDICA
Essendo la cervicalgia un dolore al collo in realtà la diagnosi medica viene fatta valutando quelle che sono le cause scatenanti il dolore e valutando le strutture del collo per capire se sono presenti condizioni che hanno portato il sintomo a peggiorare o che in realtà sono le cause di fondo del problema.
I medici specializzati come l’ Ortopedico ed il Fisiatra sono in grado di riconoscere immediatamente il problema e le possibili cause
Con una visita clinica lo specialista può diagnosticare quale sia l ‘origine del problema e nell’ eventualità può richiedere di effettuare esami diagnostici che vadano ad indagare la morfologia e le variazioni patologiche delle strutture del collo (rachide cervicale).
Questi esami sono:
- Radiografia (RX)
- Risonanza magnetica nucleare (RMN);
- Tomografia assiale computerizzata (TAC);
- Scintigrafia ossea;
- Elettromiografia;

VISITA FISIOTERAPICA
Una volta effettuata la diagnosi medica e strumentale la visita con il fisioterapista risulta essere un momento essenziale per completare l’ iter diagnostico e valutativo e decidere quale può essere il percorso da intraprendere e come intraprenderlo.
Durante la valutazione il professionista sanitario effettua altri test clinici e si può avvalere di mezzi tecnologici per valutare ad esempio la situazione posturale del paziente e capire se alcuni atteggiamenti ” sbagliati” possono influenzare negativamente la situazione dolorosa.
Un test veloce ed importante che effettuiamo sui pazienti con cervicalgia è il Foward Head Posture test (test della postura avanzata della testa); importantissimo per verificare se ci sia un atteggiamento sbagliato della testa verso l’ avanti e conseguente sovraccarico delle strutture del collo. Il test è ripetibile e facile da fare e può essere effettuato anche per valutare le posture nelle varie posture lavorative.
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CURA DELLA CERVICALGIA

Il trattamento per questo tipo di dolore può essere vario; dipende dalla diagnosi iniziale e dalla valutazione fisioterapica; e quindi da quelle che sono le vere cause del dolore.
Abbiamo deciso di strutturare il nostro approccio alla cervicalgia in 3 fasi:
- FASE DI RIDUZIONE DEI SINTOMI - E’ la prima fase in cui si riduce il dolore e si migliora la mobilità del collo; in questa fase vengono effettuate terapie come : terapia manuale; laserterapia; tecarterapia; vibrazioni; neuromodulazione.
- FASE DELL ‘ ESERCIZIO TERAPEUTICO - Vengono integrati al percorso terapeutico una serie di esercizi e movimenti che aiutano a mantenere i risultati;
- FASE DI PREVENZIONE DELLE RECIDIVE - L’ obiettivo di questa fase è quello di assicurare al paziente una continuità dei risultati. Solitamente in questa fase che dura diversi mesi il paziente effettua trattamenti col fisioterapista a distanza di varie settimane e vengono proposti incontri telefonici o videotelefonici per controllare il corretto man lenimento dello stato di benessere e la prevenzione di recidive acute.
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